384 EPISTOLARIO affinchè il tenore del discorso riuscisse chiaro al più inesperto lettore. Chi invece desideri, oltre alla narrazione de’ fatti, quella candidezza di lingua eh’è nel testo greco, la richieda non a lui, ma all’autore. Dopo i4»o(?) I Boemi ed i Polacchi, come hanno pressoché la stessa tavella, cosi anche nel carattere si somigliano; ma quelli snn più furbi, e questi più onesti. Or un Boemo ed un Polacco, di luoghi diversi, ut, eo nunc primum e Grecia redeunte et externa narrante, a La-tinis quibusque vel indoctioribus rerum gestarum tenor possit agno-sci. ornatum autem orationis et dicendi elegantiam, quibus ille vel in aliena lingua plurimum eminet, si quis forsitan cum rerum notitia pariter desiderat, ea non a me, alieni sermonis interprete, sed ab 5 ipso historie auctore et conditore requirat. CXXXX «<*>. P. P. Vergerio ad IGNOTO(?). [B, c. iob; C, c. 205; R, c. 19; BP 1223, c. 45 (Bp); T, c. 63b; Mur. XVI, col. 238]. jo Bohemi ac Poloni, proprietatem sermonis eandem habent aut certe parum differunt; moribus quoque et ingenio sunt pro-pemodum similes, nisi quod Bohemi callidiores habentur(b) alie-nisque rebus magis inhiant, Poloni rotundiores sunt sensu sed affectu iustiores. duo igitur, alter Polonus, alter Bohemus, ex diversis 15 (a) BC P. P. V. in foeneratores facetissima exprobratio Bp Eiusdem in fenerat. fac. exp. R sen^a titolo, T Petri Pauli Vergerli lustinopolitani in feneratores Mur. Petri Pauli Vergerli lustinopolitani «De Cambii nomine». (b) Mur. habeantur (1) Benché questo componimento sia forse da annoverarsi tra le « facezie » del Nostro che Giovanni Andrea Vergerio andava cercando allorché scrisse nel 1509 a Scipione Carteromacho la lettera di cui si fece parola nella Prefazione, ci siamo indotti per due motivi .1 collocarlo qui tra le epistole dettate dal V. nell’ultimo periodo della sua vita. It primo si è che in tutti i codici il componimento trovasi associato allo scritto seguente, che, composto verso il 1436-7 ed intitolato aneli’ esso in due ms. una «facetissima narratio», è indubbiamente una lettera, secondo-chè attesta lo stesso Nicolò de’ Leonardi !(cf. l’epist. CXXXX1I); e, in secondo luogo, il contenuto dello scritto presente rivela un giudizio intorno al carattere diverso de’ Boemi e de’ Polacchi, tale quale il V. poteva formarselo, ancorché senza rispondenza al vero, solo dopo averne avuto una certa conoscenza, e cioè durante il suo soggiorno in Boemia del 1420 in poi. Quantunque la fine del racconto richiami quella della Novella XXXII del Sacchetti, il titolo «In feneratores» è indubbiamente di data posteriore e dovuto ai copisti: non trattasi difatti qui della « fenebris pravitas » degli usurai propriamente detti (cf. Salutati, Epistolario cit., voi. Ili, p. 449), bensì delle tasse di sconto, talvolta del 20 °/0, praticate da banchieri e cambiavalute del tempo.