EPISTOLARIO
Ora è tornato a Padova col fermo proposito di perseverare,
e chiede la spiegazione di certi passi difficili.
Promette di scrivere spesso, e si raccomanda a Manuele.
ceteros a Petro Miani Veneto^ habuiw. neque enim est animus michi id grecarum litterarum quod gravi labore et multa sollici-tudine didici, negligenter habere. quod ut intelligas, mitto ad te poetica quedam et item alia ex Platone, quorum interpretationem michi velim edisseras <b). sum hic octo fere diebus et veni man- 5 surus, tametsi non sit civitas hec prorsus a peste libera, cum scivero qua via possi m ad vos perscribere, crebro a me litteras habebitis. vale et Emanueli viro doctissimo.....
    (a)	om. habui (b) P corr. edisseras in edlscas
« admirantur: ita belle animus tuus « aut dissimulât affectus aut explevit. « quicquid hoc sit, quod te aliis beali tiorem prestat, tam mihi gratum « fuerit audire quam Leonardo neces-« sarium ».
  (4)	Iacopo Angeli da Scarperia s’era recato con Roberto Rossi a Venezia nel 1395, sperando di poter apprendere la lingua greca dal Crisolora, il quale era venuto, accompagnato da Demetrio Cidonio, ad implorare soccorso contro i Turchi; e seguiva il Crisolora a Bisanzio quando dopo pochi mesi i due Greci partirono. Nella seconda metà del 1396 Iacopo tornò col Crisolora in Italia, incaricato dal Salutati di portar seco quanti più libri potesse: poeti, storici, trattati di metrica, lessici, tutto Platone, tutto Plutarco, un Omero «grossis lit-« teris in pergameno», e libri di mitologia. Dopo aver frequentato le lezioni del Crisolora allo Studio Fiorentino, pare che Iacopo si recasse per alcun tempo a Stignano, dove ebbe ad interessarsi delle vicende de’ figli del Salutati, ma nel 1400 egli era già entrato nella Curia Romana, e ottenne
il	grado di scrittore apostolico. Cinque anni più tardi, i suoi amici lo indussero a presentarsi quale concorrente per l’ufficio di segretario apostolico,
reso allora vacante ed ambito dal giovane Bruni; ma dopo una gara tra i due competitori, i quali dovevano scrivere entrambi un’epistola in nome del papa al duca di Berry, Innocenzo VII diede il posto al Bruni. Risulta però da un documento (in data del 16 agosto 1410) citato dal Mehus che Iacopo ebbe il posto di segretario più tardi, sotto papa Giovanni XXIII. Incerta rimane la data della sua morte: secondo il Facio, egli passò ad altra vita « in ipso iuventae flore immatura « morte >1. Il Bruni poi, nato probabilmente non prima del 13 74, dice : « Ex « his [condiscipulis] Robertus [Roìsi] «et Vergerius et Iacobus Angeli me « longe anteibant aetate; Pallas erat « ferme aequalis » (L. Bruni, Rerum suo tempore geslarum Comnienlarius in Rer. Ital. Script.3, XIX, ni, p. 432); laddove il Mehus si limita a dire : « illud tantum certo scimus multo ante « annum 1369 vel 1370 natum fuisse ». Iacopo tradusse in latino le Vi'U di Cesare e di Alessandro del Plutarco (cf. Mehus, Leonardi Datili... Epistolae XXXIII, Florentiae, 1743, pp. lxxvii e Lxxxvn; Novati, Epistolario cit., voi. Ili, passim; R. Sab-badini, La Scuola e gli Studi di Guarino cit., p. 132).
  (1) Ved. l’epist. XXX, p. 61 nota 2.