54 EPISTOLARIO menti lo inaerei.- dcm me affectiones inee, quibus refragari nequeo urgentibus ut b«o^. ^ virum bonum, quem rarissimum mundus habet, patrem meum amatissimum, litteris, quoniam absens voce non possum, frequens alloquar, tibi animi mei statimi indicem, mentem aperiam et quicquid ibi est tuo arbitrio subiiciam, expurgandum quod sordet, et quod 5 diritto civile; e la terza quale scolare di Manuele Crisolora; sicché dovè contrarre amicizia col cancelliere fiorentino, di cui nella presente, durante la prima oppure durante la sua seconda dimora, qualora questa avvenisse prima della fine del 1390. Ma poiché non mancano indizi, come già avvertimmo in nota all’epist. I, che soltanto qualche anno dopo il 1390 il V. cominciasse lo studio di diritto, ne consegue ch’egli ebbe opportunità di conoscere il Salutati soltanto nel 1386-7, allorquando insegnava, sedicenne, dialettica nello Studio Fiorentino, e che da allora in poi egli non aveva avuto occasione di vedere il maestro venerato. La presente, che presuppone un carteggio già da qualche tempo iniziato con il Salutati, allude pure al suo « pristinus 0 amor ». Quanto poi agli ulteriori rapporti fra Coluccio ed il V., lasciando a parte la terza dimora del 1398-400, rileviamo che se il V. veramente tornò a Firenze tra il 1392 ed il 1394, come ci par lecito arguire, tale congettura varrebbe a spiegare com’egli, incaricato dai petrarchisti padovani di esaminare le carte dc\VAfrica e provvedere ad una conveniente pubblicazione, potesse aver a sua disposizione le note di Coluccio; ciò che risulta manifesto dall' « affinità innegabile del « cod. Gudiano Lat. 65 di Wolfenbùttel « [recensione del V.] con il cod. Lauti renziano XXXIII 35 [esemplare del « Salutati] e dai vari scoli comuni ad * entrambi » (cf. N. Festa, L'Africa, edizione Nazionale delle opere di F. Petrarca, Firenze [1926], pp. ui e lui). L’edizione Vergeriana dell’ Africa fu oramai compiuta nel 1398, ch’è la data del codice Ashburnham 1014, e probabilmente anche prima della fine del 1397 (cf. epist. LXXXII). A proposito del contenuto della lettera presente, quantunque le parole con cui il V. descrive il suo stato morale forse non vadano oltre il costume delle cerehie letterarie del tempo, dedite alla lettura ed alla imitazione di Seneca, giova ricordare che proprio al suo periodo bolognese s’ascrive la composizione della commedia Paulus: Ad iuvenum mores corrigendos, pubblicata da R. Mullner in IViener Studien, XXII, 1900, p. 232 sgg., e da Amalia C. Pierantoni, Pier Paolo Vergerio seniore; in appendice: Paulus, Chieti, 1920 (cf. W. Creizenach, Geschichte des tiene reti Drarnas, Halle, 1893, I, p. 534 sgg. e C. Bischoff, Studien 711 P. P. Vergerio detti Aelteren, in Abhandlungen Titr mittleren und nene-ren Geschichte, Heft 15, Berlin, 1909, p. 88 sgg.). Il Novati (Epistolario cit., voi. II, p. 277) e lo Zonta (Francesco Zabarella, Padova 1915, p. n) ritengono che tra il 1389 ed il 1390 il V. abbia accompagnato lo Zabarella alla corte pontificia, quantunque lo Zonta soggiunga che a nessuno dice « quando ciò sia avvenuto ». In realtà, il primo viaggio dello Zabarella in compagnia del Nostro, viaggio cui il V. allude nell’epist. CXXXVIII, ebbe luogo nel 1398 (cf. le epist. LXXXIII-LXXXVI) e non risulta neppure in quella circostanza che il V. abbia incominciato il viaggio da Firenze.