METODO DELL’EDIZIONE LXXXV dell’espressione, che formano ordinariamente il pregio più estrinseco dello scrivere vergeriano, e quel carattere per verità « familiare », non dottrinale, dell’Epistolario, per cui esso nettamente si distingue dalle raccolte delle lettere del Petrarca e di Coluccio, i quali sovrabbondano in citazioni e reminiscenze d’autori classici, parcamente introdotte da Pier Paolo perfin nel suo carteggio giovanile Se poi, nel veder le ristrettezze del Commento e la poca novità delle notizie, tolte in gran parte alle pubblicazioni altrui ed espresse con parole non nostre, il lettore ci farà l’appunto d’aver voluto affaticare piuttosto le forbici che non la mente, giova ricordare che, per quanto magri possano sembrare i risultati delle nostre indagini, la loro esiguità non di rado dipende dalla deficienza di materiali atti a farci conoscere convenientemente le circostanze in cui Pier Paolo scrisse tale o tal altra epistola; ignoriamo inoltre le fra altre, offrono i seguenti esempi : a) Cursus planus. cerrare videntur», «morte deieri», «vix michi suffeci», « manere volentem», «radice peiores» ; b) Cursus velox. « pluribus accepisti », « vulgariter fabula» », «pugilum ob-« viatur», «animo tolerare », « otium moriendi»;«) Cursus tardus. « dui-«core reviserem», « removit ab otio», «morbo depereat», «pronum ulciscitur», «communis opinio». ' Seneca, Terenzio e Cicerone sono gli autori più spesso citati dal V. Seneca cede il passo a Terenzio nel « periodo » padovano (cf. l’epist. LXIII, p. 153), e v’ha una reminiscenza terenziana nell’epist. CXXVII (p. 339), diretta allo Zabarella nel 1411. I contatti con Terenzio vanno oltre le citazioni propriamente dette : ad es. « ambages effinxit » (p. 170, r. 28) forse richiama « ambages «narrare» (Heaut. II, 3, 77); «vix me contineo ne» (317, 7) pare un ricordo di «vix me contineo quin » (Eun. V, 2, 20); «discrucior metu» (445, r.9) di « discrucior animi... membra mihi metu debilia sunt » (Adtlph. IV, iv, 1). Di maggior interesse è la questione se il V. non abbia avuto qualche conoscenza diretta delle epistole Ciceroniane Ai familiares, in un tempo quando il loro testo non era ancora comunemente divulgato (cf. l’epist. VI, p. 17, nota 1; p. 436, nota; p. 503; nota aggiunta a p. 86, r. 12).