DI PIER PAOLO VERGERIO 363 quod vel(a), eo moriente(l>, tanto lamine privatus est mundus, vel quod docti omnes et quicunque aliquo virtutis genere valerent tarn benivolum patrem W amiserunt, non potest forsitan usque- (a) CArVT turn vel quod Mur. attamen vel quod (b) Mur. valent, tam bene-volum fratrem rella) dal Frambotti in un opuscolo dedicato a Vincenzo de’ Dottori e stampato a Padova nel 1655; ed infine compresa nella raccolta del Muratori (1730), la presente deve annoverarsi tra le lettere più celebri uscite dalla penna del V., ma, contuttociò, sin dal principio avvertiamo in essa una curiosa particolarità, di cui abbiamo già incontrato più d’un esempio nell’ Epistolario, e cioè che i nostri codici ci offrono una scelta di nomi per il destinatario. Se diamo retta infatti al gruppo di codici che fa capo al Brunacciano, l’epistola fu diretta a Lodovico Buz-zacarini; laddove, secondo la correzione pòrta al codice Canonici, che dapprima recava anch’esso l’intestazione al Buzzacarini, l’epistola fu scritta a Leonardo Aretino. Quest’ultimo indirizzo leggesi poi in Ar 70, in V 3330, ed in qualche ms. Sandanielese di minor conto. Talché, ove si potesse pensare a simile cosa, ne verrebbe fatto di sospettare che l’equivoco nascesse dalle iniziali L. B., comuni, almeno nel volgare, ai nomi di ambedue questi personaggi. Ora che il Bruni abbia avuto occasione di far la conoscenza dello Zabarella, se non a Firenze, per lo meno a Costanza, risulta manifesto dal fatto ch’egli era presente al concilio dal 9 dicembre del 1414 sino al febbbraio seguente all’incirca (cf. F. Beck, Studien \u Leonardo Bruni cit.) ; ma, dall’altra parte, mal sapremmo spiegarci perchè il V. dovesse rivolgersi, soprattutto in questa circostanza, a lui, e nulla ci autorizza poi a supporre che lo Zabarella lo abbia potuto « plurimi facere et diligere «inprimis», parole che descrivono assai bene invece le relazioni d’amicizia che esistevano tra il V., il Buzzacarini, e lo Zabarella sin dal 1398. Vero è, tuttavia, che il V. si distende qui in molti particolari intorno alla vita del cardinale a Padova che dovevano essere notissimi al Buzzacarini, e tocca anzi delle vicende di quella città quasi potessero essere al suo corrispondente affatto sconosciute; ma non diversamente egli descrive poco innanzi gli anni trascorsi dallo Zabarella a Firenze, a meno che non si voglia scorgere nella lode tributata all’ « urbs «prudentissima» un complimento rivolto indirettamente al Bruni, fiorentino per adozione. Poco lume adunque si può ricavare dal contenuto intorno all’identità del corrispondente, e noi, pur ritenendo più probabile la conclusione che debba trattarsi del Buzzacarini, abbiamo accolto l’intestazione a lui soprattutto se non unicamente perchè c’ è parsa confortata dai codici di maggior autorevolezza. In quanto alla data dell’epistola, v’ha similmente una discordia tra i due gruppi di codici : gli uni dànno « .vi. kal. nov. »; gli altri, « .vi. nov. », A favore della seconda data sta forse quanto il V. scrive intorno al decreto del concilio per l’elezione del papa; decreto che fu letto a dì 30 ottobre 1417. (1) Francesco Zabarella, « vir magne «et singularis sciencie», morì a Costanza il 26 settembre 1417, che era domenica, e « vigilia Cosme et Da-«miani, quorum ecclesia erat titulus « dicti domini cardinalis» (cf. H.Finke, Forschungen und Quellen cit., p. 226). tuttavia il ricordo della recente scomparsa del padre di tutti i buoni e dotti non può esser privo di lagrime.