DI PIER PAOLO VERGERIO 477 dicendi vel vicinitatem patriae (0, nam Hieronymus fuit de Stridone, oppido Dalmatiae. Floruit et etiam claruit tune vir praestantissimus ea tempestate qua illi principes Trivisii (*) et Patavii de Carraria; erudiebat illorum principum filios, inter quos doeuit quendam Ubertinum, qui inter 5 caeteros Carrarienses, filius*» Francisci Novelli principis, praecipue CO bonarum litterarum artibus deditus erat. Cadente illa domo, P. V. discessit Patavio et in Panoniam profectus est, et ibi apud Budam civi-tatem vitae reliquum consumebat. Hoc de ipso Guarinus dicere solebat, qui non dedignabaturOO hoc opus legere: «Cum essem iis CO io « diebus Veronae, offendi illic quendam fratrem Vergerii. P. incolu-« mem, tametsi esset in ultima vitae senectute, et esse apud Budam « tanquam in heremo dicebat ». Praeterea Panonius retulit mihi: dum rediret ex Polonia Panoniae, cum iter eo quadam CO tempestate habuit per Panoniam et pervenit iuxta Cg) Budam, [et] accepit, dum confabu-15 laretur 00 cum quibusdam viris illius civitatis, ibi esse doctissimum vi-rum italicum in heremo commorantem, unde ilico adivit ipsum. Hie (a) Trinii (b) filium (c) principatum (d> non dignabatur (e) his (f) cum termino quadam (g) iusta (h) dum cum fabularetur vicedomino Vergerio de’ Vergeri, figlio dell’amministratore de’ beni di Pier Paolo, la cui esistenza sembra che si sia davvero prolungata per circa un secolo, dimodoché già nel 1490 egli aveva pressoché ottant’anni (cf. doc. II, p. 465, nota 3). Bisogna perciò supporre che costui si sia recato in qualche circostanza, non già a Verona, ma a Ferrara verso l’anno 1440, oppure che Guarino abbia fatto una comparsa a Verona, di cui la sua biografia non conserva alcuna traccia, nel medesimo torno di tempo. In quanto alla visita di Giano Pannonio(?) a Budapest, confessiamo la nostra ignoranza della cronologia de’ primi anni del nipote del Vitéz; ma, se lo zio lo mandò non ancora quattordicenne da Guarino nel 1447 (cf- G. Voigt, Die Wiederbele-bung 3 cit., voi. II, p. 318 sgg.), e verisimilmente l’aveva accolto, orfano, in casa qualche anno prima, è lecito congetturare che, trovandosi con lo zio a Budapest innanzi che il V. morisse, il ragazzo avesse cosi occasione di raccontare a quest’ultimo come egli sarebbe andato a scuola più tardi da Guarino in Italia. Ma comunque sia di queste reminiscenze, non dobbiamo in alcun modo trarne motivo a prestar fede alla credenza del biografo che il V. morisse in età di cento anni, sia perchè lo credesse nato nel 1340 all’ incirca, sia perchè stimasse che fosse sopravvissuto sino al 1470 ; tutte le nostre testimonianze escludono cosi l’una come l’altra ipotesi, nè vale certo la sola dichiarazione d’un tal ignoran-tello a sollevare un dubbio che quelle possano essere fallaci. (i) Cf. le epist. XXXXII, LXII (p. 146), LXXVIII e LXXVI1II. « Fo-« rolivii », anziché «Foroiulii», parrebbe una distrazione del biografo, il quale forse era oriundo di Forli. Egli allude probabilmente, non già a Civi-dale, ma al Friuli, di cui l’Istria, sotto il governo de’ patriarchi d’Aquileia, consideravasi quasi un’appendice.