- 85 - por a, o mores ! Non è però disperato il caso affatto per anche e le belle idee trovansi oramai radicate... nei più teneri giovani ». E qui racconta ecc. (identico al presente elenco fino a : « ridere spontaneamente »). Il Registro milanese continua poi : « Egli fu d’ordine della polizia arrestato. Sentito su quella lettera disse che ei parlava sull’eventuale esito delle rivolte di Napoli e del Piemonte e che coll’espressioni « che per noi italiani debba andare peggio di prima », intendeva dire che, qualunque fosse per essere un tale esito, gli italiani dovrebbero far fronte alle gravosissime spese per ristabilire l’ordine di cose primiero ; e ciò pretese sostenere, malgrado che dopo abbia dovuto ammettere che sotto le parole : « anche là tengono disperato il caso » alludeva alla certezza svanita che i Piemontesi sarebbero venuti in Lombardia e malgrado che tutte le altre espressioni dimostrassero all’evidenza il suo desiderio di un cambiamento di Governo. Non volle indicare la persona da cui seppe il fatto degli scolari dicendo di non saperlo. E disse che i due Bresciani passati in Piemonte erano Domenico Zani e certo Morosi, che egli cercò dissuadere da quella risoluzione, ma inutilmente, in prova di che richiamavasi alle espressioni da esso usate nella lettera : « ma sono compianti da tutti ». Seguono allo stesso foglio 152 e a foglio 692 altre 35 righe nelle quali si riporta una frase sospetta di una lettera 9 luglio 1823 del Longhena a Giuseppe Montani, il sunto del Costituto del Morosi sull’incontro a Milano il 25 o 26 marzo 1821 col Longhena, il quale lo avrebbe dissuaso dal passare in Svizzera e gli avrebbe suggerito di recarsi invece in Piemonte, munendolo allo uopo di un biglietto scritto in termini convenzionali per persona di Pavia, le spiegazioni del Longhena sulla lettera al Montani e sull'incontro col Morosi, e infine notizie del confronto tra Morosi e Longhena. Nella colonna delle osservazioni dopo il divieto di esercitare l’insegnamento, si è fatto menzione dell’apertura contro di lui dell’inquisizione speciale (17 dicembre 1823) e della sospensione della stessa « per difetto di prove legali ». Di Francesco Longhena come insegnante nel collegio Calchi-Taeggi si dà una breve notizia a pag. 44 in II Collegio convitto Calchi-Taeggi di Milano attraverso quattro secoli, uscito anonimo nel 1916 ma di B. Gutierrez, dov’è pubblicata una lettera 4 aprile all’ Ugoni. (100) In Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. L, Fol. 158. Si riferisce la fonte della notizia anziché ad « atti assunti in via politica » sull’esistenza di vendita carbonica, a : « Segreti confidenti ». Si aggiunge : « Giuseppe Ronzoni lo indica per pubblica voce attaccato al governo francese ». (101) In Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. L, Fol. 151. Identica annotazione. (102) In Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. L, Fol. 152, il primo capoverso è identico ; il secondo presenta varianti di forma ; inoltre, non vi si dice dell’incarico al Laderchi di procurare la fusione della Massoneria lombarda con quella di Romagna. Dopo « ma negò tutto il resto » segue : « Giacomo Laderchi disse che nel settembre 1813, trovandosi in Ascoli, ed essendogli stata fatta la proposizione di entrare nella Carboneria, ne informò privatamente questo Luini, allora direttore generale di polizia in Milano, il quale gli disse che trovava opportuno che esso accogliesse l’invito onde così cooperare a rendere meno pericolosa quella Società e corrispondere alle intenzioni del Governo, per cui si lasciò aggregare. Confalonieri lo indica tra i proposti ad una carica nel dipartimento di pubblica sicurezza nella Giunta Provvisoria che i macchinatori lombardi nel 1821 meditavano di istituir in Milano all’arrivo dei Piemontesi e ritiene che ne sia stato avvertito da alcuno ». Su Giacomo Luini (1771-1845), già deportato a Cattaro nella reazione dei 13 mesi, poi alto funzionario nel Regno italico e creato conte da Napoleone nel 1812, cfr. nota di A. D’Ancona in Apostoli, Le lettere sirmiensi, Milano, 1906, pag. 388 e (più specificamente per la questione della omessa denunzia) G. Vittani, Il processo Pellico-Maroncelli nei giudizi d' appello del Senato Lombardo-Veneto, in : « Ad Alessandro Luzio Gli Archivi di Stato italiani», Firenze, 1933, II, pag. 368.