— gì — « Era imputato di scienza preventiva del progetto di insurrezione macchinato nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1814 e successiva complicità in un piano di cospirazione contro il Governo mediante il suo intervento in due clandestini congressi tenuti in sua casa nel detto novembre, in concorso del francese sedicente cav. Di Saignan e consegna al medesimo di carte sediziose fatta la sera del 26 detto mese. Le prove consistevano nella sua confessione, ricognizione delle sudette carte e nella deposizione dei correi Gaspa-rinetti e Latuada ». Su Giovanni Rasori (n. 20 agosto 1766 a Parma, m. il 12 aprile 1837 a Milano) cfr. Tipaldo, V, pag. 277-285 e Memorie e documenti per la storia del-l’Università di Pavia, I, pagg. 246-250. Per la sua partecipazione alla cospirazione del 1814, vedi Helfert, La caduta della dominazione francese, ecc. Bologna, 1894 e D. Spadoni, Il Processo per la congiura Bresciano-Milanese 1814, in Atti del XIII Congresso della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento, pagg. 82 e segg. (145) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 348. (146) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 332. Non risulta negli elenchi ufficiali della nobiltà veneta una famiglia Rangone con titolo comitale a Venezia. Trattasi quasi certamente di Giuseppe Rangoni o Rangone di Crespino (nato 1764 - morto 1836, secondo il Casini in « Fondi per la Storia della Consulta di Lione » Commissario del Potere esecutivo nel Basso Po, deputato per lo stesso dipartimento a Lione, poi membro del Collegio elettorale dei Possidenti. Il Rangone fu compreso nella prima nomina di Cavalieri della Corona di Ferro fatta nel maggio 1806 e appare in quello stesso anno abitante in Venezia (Arch. di Stato, Milano, araldica, parte moderna, Corona Ferrea). (147) Eguale nella sostanza ma con molte varianti di forma in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 345. Manca nel registro milanese la frase « per detto di Pellico » : sono invece aggiunte le seguenti frasi : « Dal processo costrutto in Mantova nel 1815 per la congiura scoperta in Milano risulta per detto di Teodoro Lecchi di propria scienza, che i fratelli Rezia conobbero il piano di rivolta e vi aderirono. La Polizia di Milano partecipò che l’ex colonnello Moretti nei primi momenti della rivolta piemontese tentò di indurre i fratelli Rezia a favorire le viste di quei ribelli. E questo Rezia, per detto del proprio fratello Giacomo, disse che il Moretti confidò appunto a quest’ultimo la sua intenzione di recarsi in Piemonte, e che sarebbe ritornato con un corpo di truppe piemontesi per la via di Como. Sentito il condannato Giacomo Rezia escluse che Moretti gli confidasse d’andar in Piemonte ». Su Francesco Rezia (1785-1848) valoroso ufficiale napoleonico e poi istruttore d’artiglieria a Pavia, cfr. G. Canevazzi, La Scuola militare di Modena, Voi. I, pag. 408 ; sul fratello Giacomo Alfredo, non Giacomo Adeodato, come dicesi qui e nell’elenco milanese, vedi Vannucci, I martiri, VII, ediz. Voi. I, pag. 385, Luzio, Il Processo Pellico-Maroncelli, pagg. 141-144, G. Vit-tani, Il processo Pellico-Maroncelli nei giudizi d'appello, cit. in Miscellanea, Luzio. (148) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 331, salvo omissioni di forma insignificanti. (149) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 334. (150) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 334. (151) Identico in Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. R, Fol. 320. Nella colonna « Osservazioni » però si aggiunge : « Lì 31 marzo 1822 la Polizia chiese informazioni sullo stato delle risultanze a carico di questo Roncati, trattandosi di promuoverlo, ciò che fece la Commissione in data 14 aprile, promettendo di far conoscere la definitiva deliberazione sul di lui conto. « Con decreto Aulico del Supremo Senato 7 ottobre 1823 fu ordinato di desistere dall’ulteriore procedimento contro il Roncati. Ne fu quindi informata la Polizia di Venezia ».