— 33 — Cognome e Nome Condizione - Patria RISULTANZE PROCESSUALI Osservazioni 99. Lechi Conte Luigi. Possidente - di Brescia. 100. Lechi Conte Giuseppe. Ex-Generale Idem. 101. Longhena Francesco. Maestro nel Ginnasio Convitto Calchi Taeggi e ripetitore nel Collegio Privato di S. Orsola in Milano - Milano. Da alcuni atti assunti in via politica dietro le segrete denunzie portate sopra la supposta esistenza d'alcuni Carbonari in To-scolano viene indicato anche questo Lecchi fra le persone avverse al Governo, e sospette di Carboneria. Fu fatta una domiciliare perquisizione nella sua Isola del Lago, e gli fu trovata dalla Polizia una piccola stamperia volante di caratteri minuti, che fu asportata (97). Maroncelli intese da Pellico, che questi avea confidato a questo Lechi il loro progetto di piantare in Milano la Carboneria, e lo avea trovato disposto a cooperarvi. Pellico depose, aver parlato con Lecchi sulla rivolta di Napoli, che il Lecchi la approvava, ed aggiunse, che dal volto del medesimo gli parve di poter desumere, che anche Lechi sarebbe favorevole alle viste della Carboneria qualor se gliene avesse parlato, ma non volle ricordarsi d’avergliene in effetto parlato. Laderchi senti che si volea parlare della Carboneria ad uno dei Lecchi (98). In una lettera perquisita a Camillo Ugoni (notorio Liberale fuggitivo) di Brescia questo Longhena esterna il suo dispiacere per la perquisizione che dice essersi fatta alle carte del conte Luigi Porro di Milano (notorio Carbonaro fuggitivo) e per l’esame fatto dalla Polizia di Bertolotti e Bor-sieri (del quale ultimo si parla a suo luogo) soggiungendo che varii sono i pareri sugli affari presenti, e che sgraziatamente si propende a credere, che per gli Italiani debba andar peggio di prima. Racconta il passaggio di Si stanno proseguendo le investigazioni. Egli era stato arrestato dalla Polizia di Milano, la quale passò gli Atti a questa Commissione, che non trovando indizi di Carboneria glieli ritornò suggerendo che potrebbero essere comunicati alla Commissione di Milano. D’Ordine della Presidenza del Governo di Milano fu posto in libertà, e gli fu proibito di esercitare più le funzioni annesse alle premesse sue qualità di Maestro. 3