26 scritto poco prima una lettera al Reggente perchè le negoziazioni fossero compite con la massima prestezza e brevità (1), appena fu informato delle pretese del-1’ Arciduca, baldamente le respinse e piuttosto disse di accingersi ad una disperata difesa sotto le mura di San Marino (2). Il Beizoppi di nuovo inviò il Braschi al-l’Arciduca per farlo consapevole del giusto rifiuto di Garibaldi a quella proposta incondizionata e dell’ attitudine di difesa assunta dal medesimo. Allora l’Arcidu-ca Ernesto propose al messo Sammarinese che la città del Titano impedisse ai Garibaldini di rifugiarsi entro le sue mura, e promise che egli in poco tempo li avrebbe tutti distrutti ; simultaneamente mandò ufficiali dello Stato Maggiore sul Castellaccio, altura poco lungi da San Marino con avanzi d’una fortificazione malatestiana, ad osservare se ivi si potessero piantare i cannoni contro il campo Garibaldino (3). Ma il Braschi astutamente fece notare all’ Arciduca che la città non poteva far fronte, avendo pochi soldati e le mura rotte in molte parti. Il principe tedesco si persuase di ciò e si contentò d’ aggiungere, per tranquillizzare 1’ ambasciatore, che egli non avrebbe attaccato se non venisse attaccato (4). Comunque fosse, San Marino si trovava in un pericoloso frangente! I nemici si guardavano in cagne- (1) Doc. VI. (2) Brizi, Le Bande cit. pag. 13, e testimoni succitati. (3) Bisogna notare che anche a Poggio Castellano, tutto folto di piante, erano già pervenuti un migliaio di avamposti (dell’ esercito dello Stadion calante giù da San Leo e da Montemaggio) al comando del Luogotenente Holzer, e che ivi, nascosti fra i secolari e ben chiomati castagni, attendevano il momento di fulminare con 1’ artiglieria e con le racchette la città di San Marino prospiciente. (4) Brizi, Le Bande cit., pag. 14, e testimoni oculari succitati.