42 regolare permesso dovessero sgombrare il territorio della Repubblica, e s’ intimava a tutti coloro che avevano fatto acquisto di armi da munizione dai soldati del Corpo Garibaldino di farne la consegna entro tre giorni (1). Queste armi non si poterono raccogliere in breve lasso di tempo, sia perchè molte erano state portate fuori prima del bando, sia perchè non ne esistevano tante, quante ne sognavano i pontificii, essendo la truppa Garibaldina disordinata e in mal arnese. Ma ecco nuove lettere minatorie e nuove proteste dal delegato di Forlì, che interessano la Reggenza per la perquisizione dei cavalli e delle armi comprate dai cittadini ; ecco nuove risposte da parte dei Reggenti che cercano, con benignità e con molte promesse, di allontanare più che possono i guai all’ innocente Repubblica (2). Finalmente i pacifici Sammarinesi, ai 29 d’ottobre sul confine di Rimini, fecero consegnare dal Tenente Pietro Tonnini circa 70 pezzi d’ armi al Maresciallo Carletti Comandante il distaccamento dei Veliti Pontificii. (3) E ai 14 marzo 1850 poterono rendere il conto del peso della polvere e del piombo ricavato dalle munizioni lasciate da Garibaldi nei quartieri di San Marino, e presentare la nota degli oggetti militari di nessun valore, fatti porre dal medesimo nel quartiere di città (4). Gli effetti militari di quest’ultima nota rimasero, con permesso dei pontificii, alla Repubblica come rifacimento di tanti danni ricevuti (5). Il guadagno fu ben misero (1) Doc. XXIV. (2) Arch. Gov., Busta 169, Reggenza, Carteggi ecc. An. 1849, N. 16 e 17. (3) Doc. XXV. (4) Doc. XXVI. (5) Arch. Gov., Cart. della Regg. del 1861, Busta 179, N. di Prot. Carta 10.