PARTA MEO, SED TAMÉN AERE DOMUS » cioè: « Piccola ma adatta per me, non sordida nè gravata da canoni e fatta col mio danaro». La casa rimase ai discendenti del Poeta sino al 1747, cambiò poi vari proprietari sino a che il Municipio di Ferrara l’acquistò nel 1811. L’interno sobriamente restaurato si presenta ora quale fu vivente l’Ariosto. Modesta, ma non misera, ha uno spiccato senso di signorilità specialmente nel salone del piano superiore. Delle due successive camere quella di sinistra che conserva di antico il soffitto in legno decorato e il camino ornato di mensole di marmo scolpito, vuole la tradizione sia stata la camera da letto e da studio del Poeta. Delle adiacenze è conservato il cortiletto, di monastica semplicità, ma sono scomparsi il boschetto di olmi, la vigna e l’orto che l’Ariosto amorosamente curava, ed è stato demolito il tempietto edificato da Virginio per accogliervi le ceneri del padre. La Chiesa di S. Benedetto. Breve è il tratto di Corso Porta Po che dall’angolo di Via Ariosto conduce al Piazzale 124