« dorico in Ravenna, risorgeva all’aria aperta «il monumento eroico per eccellenza». Sulla colonna dal fastoso capitello che porta inciso attorno sonanti distici latini di Tito Strozzi, posa la statua di Borso sedente in faldistorio contornato da quattro gemetti che reggono scudi con imprese e-stensi, lavoro pure questo dello Ziloechi. La prima fu opera del predetto Baroncelli coadiuvato dal figlio Giovanni. La statua venne innalzata vivente lo stesso Borso, tributo d; devozione del popolo ferrarese alla illuminata saggezza e alla paterna bontà dell’ottimo sovrano. Quantunque opere di eccezionale importanza artistica, le statue originali, nell’ottobre del 1796 dagli invasori francesi, vennero abbattute, infrante e il bronzo inviato a Modena per esser fuso e trarne cannoni. Le attuali statue che tanto degnamente sostituiscono le antiche e che completano nel migliore dei modi la nuova facciata, vennero munificamente donate alla Città dall’Ing. Giuseppe Maciga. Il prospetto del palazzo che occupa buon tratto del Corso Roma era un tempo adorno di portici soj>ra i quali era situato l’amplissimo salone adibito a teatro di corte, per i.1 71