[9-rv.ig] Crisi mondiale inevitabile 405 necessità del mese di maggio, né per noi alleati né per la Germania. La situazione diventa perciò sempre più preoccupante. Sono incaricato con Hoover, Robert Cecil e Clémentel della riorganizzazione del personale e degli uffici di questo Consiglio Supremo economico, le cui funzioni vanno straordinariamente estendendosi. Si rivede l’organizzazione dei trasporti marittimi interalleati e la si pone alla diretta dipendenza del Consiglio Supremo economico. Si prendono altre importanti deliberazioni circa le forniture di materiale mobile ferroviario ai paesi che più ne hanno bisogno, circa le esportazioni tedesche, la sospensione delle liste nere, e le relazioni commerciali coi paesi nemici. E cosi ha fine questa solenne seduta del Consiglio che è preposto all’economia mondiale; che sa e può provvedere alle urgenti necessità di dettaglio, ma che pur riconoscendo l’assoluto bisogno e l’urgenza di affrontare la tremenda situazione nel suo complesso, su di un piano di azione mondiale, non ha la forza di metteisi all’opera. Soltanto le due Americhe assieme unite potrebbero anticipare i capitali necessari; ma esse temono di essere travolte dalla crisi e preferiscono far parte a sé, abbandonando l’Europa al suo destino. Tornando all’albergo, penso che per evitare la crisi mondiale che si prepara a scadenza più o meno lunga, coll’avvento di chissà quali nuove forme di economia, bisognerebbe cominciare col prestare miliardi e non chiedere miliardi alla Germania. L’enunciazione di questa prima necessità solleverebbe oggi la più violenta e indomabile reazione. Quale assurdo, insanabile delitto è una grande guerra di popoli! Nessuno vi guadagna; tutti ne escono fatalmente rovinati. Essa è un arresto della civiltà, un ritorno a uno stato sociale inferiore.