574 Sbarchi italiani nell'Asia Minore [18.V.19] Nel pomeriggio sono impegnato nel comitato riparazioni, che non parla più di flotte mercantili, ma di riparto delle materie prime, e poi nella commissione finanziaria, dove ho fatto accettare le mie proposte circa le facilitazioni da concedersi nei porti adriatici agli Stati che non hanno diretto accesso al mare. È arrivato il mio principale collaboratore per la distribuzione interna degli alimentari, il comm. Emilio Morandi. Mi porta interessanti notizie dall’Italia, dove le cose vanno male. Nitti si prepara a succedere ad Orlando. È giunto fra noi anche Guglielmo Marconi ed è invitato da Orlando a valersi delle sue numerose amicizie inglesi ed americane per giovare alla causa italiana. Marconi viene nel mio ufficio e facciamo assieme una lunga chiacchierata. Egli mi ricorda che fui alla Camera il primo ed entusiastico relatore delle leggi per le radio-trasmissioni. Da allora siamo buoni amici. A pranzo mi trovo con Orlando, Diaz e Marconi. 18 Maggio. Anche Barzilai, partito per Roma, ci ha lasciati. Scendo per tempo da Orlando. Devo sapere fino a quale punto posso accogliere le insistenze alleate, che tornano a farsi sentire per la formazione di una unione doganale. Lo trovo molto depresso. Ho l’impressione che egli si renda conto di essersi sballottato continuamente in questi giorni fra Scilla e Cariddi, di essersi dimostrato talvolta troppo arrendevole e talvolta anche in contraddizione con se stesso. Certo è sempre in contraddizione con Sonnino. Ho l’impressione che Wilson e Clemenceau tentino continuamente di mortificarlo con attacchi, ironie, dispetti, e che ieri anche Lloyd George lo abbia battuto in breccia per gli sbarchi delle nostre truppe a Scalanova, Adalia, Mar-màritza e Budrum. Questi sbarchi, effettuati di sorpresa, senza avvertire gli alleati, per creare uno stato di fatto, sono stati effettivamente un colpo di testa di Sonnino, com-