282 Proclamazione della Società delle Nazioni [14.11.19] dei ministri, mi conferma l’incarico di sostituirlo ad ogni effetto durante la sua assenza. Alle 15,30 seduta plenaria della conferenza della pace nella sala dell’Orologio al Quai d’Orsay. È la terza in 25 giorni. Vi si proclama la costituzione della Lega delle Nazioni, vi si legge il progetto della Magna Charla delle future relazioni internazionali. L’assemblea è veramente imponente; sono presenti oltre trecento delegati, e giornalisti di tutti i Paesi; si può dire che tutti i popoli e tutte le razze del mondo vi siano rappresentate, all’infuori dei popoli vinti. Clemenceau apre la seduta alle 15 e dà la parola a Wilson, che si alza a parlare nel più profondo silenzio. Egli scandisce nettamente le parole in purissimo inglese, cosi che è facile seguirlo. La sua frase è fredda, ma si sente che è animato da una passione rovente. Legge ad uno ad uno gli articoli del progetto e li commenta con brevi, incisivi discorsi. Spiega il principio della pubblicità di tutti gli atti internazionali. « Quelle cose che sono sottratte alla luce possono essere prontamente distrutte dalla luce onnipossente della esposizione universale alla condanna del mondo ». Spiega la forza irresistibile dell’unione profonda e tenace di propositi, « di una unione di volontà alla quale non si può resistere ed alla quale posso dire che nessuna Nazione correrà il rischio di tentare di resistere ». Questo documento, egli dice, è la condanna della guerra: esso ha carattere pratico, può essere completato e migliorato. Non è la scoperta di un principio, ma la sua applicazione pratica. La forza è vinta: i popoli possono ora vivere amichevolmente in famiglia e presto potranno vivere come fratelli. Al discorso di Wilson segue quello di Lord Robert Cedi, il grande apostolo inglese della Lega. Terzo oratore è l’on. Orlando, che parla in un buon francese, pronunciando uno dei suoi mirabili discorsi densi di pensiero, di concetti giuridici, e che conclude in uno slancio lirico che solleva