Documenti (n. 43) 789 Non ho bisogno di dire a V. E. che ho risposto a tutte queste affermazioni, ora ribattendo ora riservando e sopratutto per quanto concerne la violazione del Patto di Londra, che affermai invece essere commessa dagli alleati con la convocazione austro-ungherese. Egli replicò che i suoi giureconsulti avevano già in pronto le conclusioni dimostranti la violazione essere da parte nostra. Dopo aver opposto ai suoi tutti i nostri argomenti, dissi a Clemenceau che delle sue parole non volevo ritenere se non quelle che apparivano avere qualche carattere conciliante e consono ai sentimenti, che egli mi andava malgrado tutto confermando, della sua antica amicizia per l’Italia. Gli dissi che stava bene parlare di non uscire dal Patto di Londra, ma quali assicurazioni e garanzie poteva egli darci di poterlo fare accettare da Wilson? A ciò egli rispose senza esitazione quanto già Loucheur e Tardieu avevano detto a Crespi, cioè che questa era cosa che riguardava i nostri alleati. Gli chiesi allora, prendendo occasione da quanto egli aveva detto in principio della nostra conversazione sulla possibilità di un compromesso per Fiume, se io potevo ritenere che egli appoggerebbe schiettamente una nostra proposta conciliativa. Egli mi disse che si, se essa si fondasse su basi accettabili. Aggiunse però che parlava per conto della Francia soltanto e ripetendo ciò che del resto egli aveva detto più volte nel corso della conversazione, che i nostri alleati non prenderebbero mai l’iniziativa di farci proposta alcuna. Parlando della possibilità di un compromesso e avendo io avuto l’occasione di dire che noi non avremmo mai accettato una qualsiasi forma che non assicurasse Fiume alla famiglia italiana, egli mi disse che ciò egli capiva perfettamente; quando però accennai alla nota proposta del Temps egli mi disse che non gli pareva cosa seria. Evidentemente egli pensa alla soluzione tipo Saar, proposta da Tardieu e Loucheur. Uscendo dal gabinetto di Clemenceau incontrai quei due ministri, più Klotz, i quali tutti mi raccomandarono vivamente di suggerire al mio Governo di non lasciar incominciare le trattative con i delegati tedeschi in nostra assenza. Con questo telegramma, mi limito a riferire il mio collo-