148 Politica di Orlando [21. vni. 18] mai fatto l’on. Sonnino. Neppure Orlando può però portare le cose a tal punto da provocare una crisi ministeriale cosi grave come sarebbe quella che escludesse l’attuale ministro degli esteri, che per troppi patrioti è sempre tabù. D’altra parte troppe debolezze furono imputate all’on. Orlando durante il ministero Boselli, perché, galantuomo co-m’è, non senta l’impossibilità di sbarazzarsi di Sonnino, che ha una fama (a mio avviso esagerata) di ferreo carattere e di grande energia e che la diffonde su tutto il Gabinetto. Se questa politica di tentennamenti e di contraddizioni poteva essere fino al giugno scorso semplicemente pericolosa, oggi essa è diventata esiziale, dopo che Lloyd George, Clemenceau e Wilson hanno proclamato tra gli scopi supremi della guerra la risurrezione delle nazionalità oppresse ed il conseguente disfacimento dell’impero austro-ungarico. Si comprende perciò che uomini come Bissolati ed Albertini abbiano creduto di rompere gli indugi attaccando vivamente il Governo per l’opera di Sonnino, che il 25 ottobre dello scorso anno 1917 dichiarò alla Camera, in perfetto contrasto con la politica attuale degli Alleati, non potersi annoverare fra gli scopi di guerra dell’Italia il disfacimento dellTmpero austro-ungarico. La polemica fu iniziata da Giovanni Amendola e sostenuta dal direttore del Corriere della Sera, Albertini. Si battono nello stesso senso Videa Nazionale, diretta da Feder-zoni, ed il Popolo dTtalia diretto da Mussolini. Sono dunque unanimi nel sostenere la politica delle nazionalità oppresse tutti i gruppi che hanno determinato l’intervento in guerra. È invece contrario a tale politica il Giornale d'Italia, appoggiato, è doloroso il constatarlo, da tutti gli antichi neutralisti. Argomento principale dei sonniniani è che la politica delle nazionalità oppresse porta al riconoscimento anticipato di una coalizione jugoslava ostile al nostro possesso dellTstria e della parte di Dalmazia assicurataci dal Trat-