292 Consiglio Supremo economico [17.11.19] poter finire entro il 4 marzo, cosi che il Presidente spera di essere di ritorno a Parigi a metà marzo. 17 Febbraio. Il mio capo di gabinetto, prof. Rondoni, è caduto ammalato. Mi viene cosi a mancare uno dei collaboratori che mi stanno più vicini e mi sono più preziosi. Lo sostituisco col rag. Stabbia, mio segretario particolare. A mezzogiorno l’on. Sonnino mi chiama, e mi comunica che il Governo jugoslavo tenta un colpo mancino contro di noi, proponendo di sottoporre all’arbitrato del presidente Wilson le nostre questioni territoriali con la Jugoslavia, la quale vorrebbe per sé Fiume, l’Istria, Trieste e Gorizia, in modo da far portare il suo confine all’Isonzo. Stabiliamo assieme la risposta da dare al Consiglio Supremo. Ho invitato a colazione Hoover e discuto con lui la materia degli approvvigionamenti per i territori dell’antico Impero austro-ungarico. Alle ore 14,45, si riunisce per la prima volta il Consiglio Supremo economico al ministero del commercio. La Francia vi è rappresentata dai ministri Clémentel, Klotz e Lou-cheur, la Gran Bretagna da Lord Robert Cecil e da Sir John Beale, gli Stati Uniti dai ministri David Mac-Cormick, Hoover, Baruch e Hurley, l’Italia da Crespi e dall’on. Eugenio Chiesa. Ciascuna delegazione è contornata da numerosi esperti. Il discorso di apertura è pronunciato da Clémentel, che viene eletto presidente. Io rispondo a nome dell’Italia e cosi pure fanno i primi delegati degli altri Paesi. Si decide che il Consiglio coordinerà i lavori di cinque grandi Consigli e cioè: a) Consiglio interalleato dei trasporti marittimi; b) Consiglio interalleato degli approvvigionamenti alimentari;